A tu per tu con... Enzo Trulli
Figlio d'arte, giovane promessa italiana. Dalle monoposto al GT, con un sogno nel cuore. Ecco cosa ci ha raccontato
Essere figli d'arte spesso carica di responsabilità non necessarie, che possono di fatto compromettere il proprio rendimento o addirittura far perdere la passione. Soprattutto se decidi di intraprendere la stessa strada dei genitori.
In alcuni momenti arrivi a chiederti “chi me l'ha fatto fare?”, ma il fuoco che arde dentro di te è la risposta più giusta.
Intervistare Enzo Trulli, attualmente pilota GT e figlio dell'ex pilota di F1 Jarno Trulli, è stato come avere la prova che il ragazzo è sulla strada giusta. Ogni parola era calibrata, ogni argomento trattato con il giusto rispetto… il tutto con gli occhi colmi di quel fuoco che solo la velocità gli accende.
Ciao Enzo, tu sei figlio di un ex pilota di Formula 1, Jarno, perciò di chiediamo subito com’è cominciata? Da dove nasce il desiderio di diventare pilota?
Sono nato all’interno del mondo del Motorsport, anche se ho iniziato a guidare abbastanza tardi: papà non mi ha mai spinto o costretto a fare questo sport, perciò è stata una mia spontanea volontà intraprendere questo percorso.
La prima che sono salito su un go-kart mi è piaciuto un sacco: sono salito un po’ tardi, verso i nove anni e mezzo-10, quindi abbastanza tardi rispetto a tutti gli altri… Abbiamo cominciato per gioco, era solamente divertimento per i primi 3-4 anni… Poi ha iniziato ad essere più serio. Perciò è nata così.
Avere come papà Jarno Trulli è un aiuto o aumenta la pressione?
Un po’ di pressione c’è sempre, ma è sempre stato un aiuto. Lui è una persona di poche parole, ti dice le cose come sono. Rispetto agli altri papà, che ti aiutano sulla parte emotiva, lui è sempre stato diretto con me dicendomi “Qua stai facendo male”, spiegandomi sempre il perché ed è sempre stata una cosa che mi ha aiutato molto.
E’ sempre in pista con me: mi dà consigli, mi dice dove sbaglio, dove devo migliorare… Anche dalle sue esperienze mi dice cosa fare o meno, come approcciarsi… Spesso anche al di fuori della guida: come analizzare le cose che succedono, come analizzare i dati e tutto quanto, quindi di sicuro è un aiuto grandissimo.
C'è un consiglio particolare che tuo padre ti ha dato e che tieni sempre a mente ogni volta che scendi in pista?
Mi dice sempre “Mai riposarti, mai abbassare la guardia” perché in un secondo ti passano davanti tutti quanti, quindi sempre cercare di migliorarsi giro dopo giro, curva dopo curva.
Come descrivi il tuo stile di guida?
Sono molto pulito: ho iniziato in F4 e mi ricordo che a quei tempi, le prime volte, non muovevo mai il volante. Era sempre un tutt’uno con la macchina, non muovevo mai il volante, non la controllavo mai, andavo da solo.
Poi quando inizi a spingere sempre di più, ovviamente hai il controllo della macchina, però principalmente guido abbastanza pulito. Mi piace che la vettura abbia sempre un buon anteriore, senza sottosterzo: quando c’è sottosterzo fatico sempre, perché non riesco mai ad andare sul gas.
Sono una persona che entra molto forte in curva, quindi ho sempre bisogno di un buon anteriore, altrimenti mi viene sempre difficile.
Sappiamo che hai preso la patente da poco. È difficile passare dalla guida in pista, dove puoi spingere al massimo, a quella su strada dove c'è un importante regime di regole?
Sono salito su una macchina, mi sa che avevo 15 anni, però ero in un parcheggio, perciò era solo per provare con le marce, più che altro: papà voleva insegnarmi ad usare le marce…
Poi quando sono passato alla strada, ovviamente è tutto diverso dalla pista: devi andare piano perché sei obbligato: ci sono un sacco di cose da considerare, il pedone, le strisce, i segnali, i semafori…
Mentre in pista, tu guardi solo avanti, non hai moltissime distrazioni, quindi mi sono trovato bene, quasi subito. Le prime due lezioni ho fatto un po’ fatica, poi è andato tutto bene.
Hai detto di esser salito a 15 anni su una macchina: ti aiutato questa cosa con le vetture GT?
No, GT è completamente diverso… Si, può essere simile, ma solo quando inizi a spingere e vai in pista con una macchina stradale, in quel caso può assomigliare ad una GT, però io l’ho provata solo in un parcheggio, quindi non ho alcuna idea di come possa essere.
Considerando che hai raggiunto la maggior età qualche mese fa, penso tu sia la persona indicata per rispondere a questa domanda, un tema ricorrente in questo periodo per Antonelli (tra l'altro la FIA ha negato la deroga): cosa ne pensi delle regole imposte per salire in F1? Superlicenza, avere 18 anni, altre prove...
Ci sono sempre Pro e Contro, perché, ci sta avere un’età minima per entrare in F1. C’è una gran differenza tra F2 e F1, però penso che se una persona è pronta mentalmente, principalmente, perché fisicamente la Formula 1 è tosta, però ti aiuta anche il servo sterzo.
E’ tostissima a livello di collo e soprattutto di testa: devi restare molto lucido di esta, andando quasi sempre tutti i giri andando sui 300 km/h, quindi con la testa devi sempre, sempre essere lucido. Però se una persona, ha meno di 18 anni o non ha magari i punti per la Super Licenza, ma ha l’esperienza giusta ed è maturo come persona, non vedo dove sia il problema.
Fai parte di una generazione di giovani italiani promettenti, pensiamo a Minì e Fornaroli nelle ruote scoperte. Come valuti il rendimento dei giovani piloti italiani, anche nelle ruote coperte? C’è qualcuno che ti colpito particolarmente?
Siamo cresciuti tutti assieme io, Gabriele Minì, Andrea Kimi Antonelli, anche Leo Fornaroli, abbiamo sempre corso in kart.. C’era anche Patrese: eravamo sempre noi 5. Poi per quanto riguarda le formule, ognuno ha preso la sua strada.
Penso che in questi anni l’Italia sta crescendo molto in termini di piloti, sia nelle ruote coperte e soprattutto scoperte grazie a Kimi e Gabriele. Le ruote coperte non le seguivo molto, ho cominciato a seguirle l’anno scorso, però ho visto che ci sono molto talenti italiani: Delli Guanti, Michelotto, Patrese che corre con Audi, quindi c’è futuro sia nelle ruote scoperte, che nelle coperte.
Quanto reputi importante per un giovane essere membro di un Academy? Considerando anche che, per esempio, Fornaroli non è legato a nessun team di F1 ed è partito alla grande...
Secondo me è molto importante: purtroppo non posso dirlo di prima persona perché non ho mai avuto la possibilità di farlo, però sei hai una casa costruttrice, un’Academy, che ti supporta, ti dà una mano ed è un grandissimo aiuto.
Ti aiutano anche in termini economici…
Si, dipende dai contratti, ma di solito si.
Anche tu hai disputato la F3, ma poi hai preso la scelta importante di andare in Giappone. Quanto è diverso il mondo del Motorsport lì rispetto a qui in Europa, e in particolare in Italia?
E’ diverso per alcuni aspetti, ma è uguale per altri. La lingua è il problema principale secondo me, perché quasi nessuno parla inglese. Quei pochi che lo parlano, fanno molta fatica, perciò da quel lato è diverso. Per quanto riguarda le corse, è molto simile: il format, le macchine sono molto simili.
In Giappone hanno delle macchine molto belle, c’è la Super GT con la Super GT 500, che va come un’Hypercar. Non molti lo sanno, ma la Super GT 500 l’anno scorso è andata 1 o 2 secondi più forte dell’Hypercar. Purtroppo non è una categoria vista in Italia o un Europa, ma è una grandissima macchina.
La Super Formula è un’altra vettura che va veramente forte: diciamo che per prepararsi alla Formula 1, molti dicono che l’unica macchina che si può usare è la Super Formula. Quindi hanno delle macchine molto, molto belle e comunque le corse, i format sono molto simili, perché anche lì hanno una/due prove libere, qualifica e gara.
Nella Super Formula Light, dove ho corso io, devo dire che il format era ottimo, poiché giovedì e venerdì avevamo le prove di 3 ore al mattino e 3 ore al pomeriggio, quindi si girava veramente tanto.
Qui se lo sognano!
Esatto, qui in Europa questo non esiste. Quindi su quel lato è molto meglio!
Per quanto riguarda le persone invece? Come lo vivono?
Le persone sono molto diverse. C’è l’ambiente dei fan, che è veramente bellissimo: c’è un sacco di gente anche ai test. Come approccio di persona, sono molto diversi da noi: è difficile da spiegare, però non sono diretti come noi.
Sono un po’ più gentili, più calmi… E’ molto, molto difficile lavorare con loro. Dal mio punto di vista ho fatto un po’ di fatica all’inizio, poi ovviamente verso fine anno il lavoro era migliore, però all’inizio è stato veramente difficile per me. Più che altro perché quasi nessuno parlava inglese: nel team il mio ingegnere e il mio team principal parlava poco inglese e per me è stato molto difficile aprirmi con loro ed avere un rapporto.
A me di solito piace un sacco stare in pista, con i meccanici, stare con gli ingegneri… Io sono sempre il primo che arriva e l’ultimo che se ne va: mi piace proprio stare in pista, perché ho un bellissimo rapporto con i meccanici e con tutti quanti. Lì però mi è venuto molto difficile perché io so solo parlare inglese, quindi su questo aspetto ho sofferto un po’.
Hai dovuto imparare giapponese…
Qualche parolina si, però è veramente difficile anche quello…
C’è Ronnie Quintarelli come rappresentante italiano in Super GT: hai avuto modo di incontrarlo, di farci due parole?
Si, ci siamo incontrati al Fuji, eravamo lì dietro il podio. Ci siamo incontrati lì e abbiamo parlato qualche minuto. Lui è lì da quasi vent’anni, forse anche di più… Quindi lui parla benissimo giapponese e lo scrive: questo è di sicuro un vantaggio. Perciò se dovessi tornare in Giappone, aprirei un rapporto con lui.
C’è anche Giuliano Alesi che parla italiano, ci siamo incontrati qualche volta. C’è un po’ di gente a cui posso appoggiarmi, da cui posso imparare.
Restando in tema Giappone, se tu avessi la possibilità di provare una Super GT o fare il campionato Super GT giapponese, ti piacerebbe?
Si, si, perché il Super GT 500 sono tutti professionisti: non c’è nessuno che va a correre e porta budget o porta sponsor. Quindi è una categoria dove posso avere un futuro come professionista, perché qui in Europa è sempre più difficile.
Quindi se dovessi tornare lì, di sicuro avere un’opportunità in Super GT, che sia con Toyota o con Nissan, mi farebbe super piacere e sarei felicissimo. Anche per avere un futuro e cominciare la mia carriera professionistica da lì, perché qui è molto difficile.
L’Europa è sempre stata però un bacino di talenti, dove la competitività è sempre stata più alta, anche rispetto, per esempio, parlando di formule minori, alle competizioni americane.
Si, si, su quello non c’è dubbio. L’Europa è la base del Motorsport: ci sono le persone più competitive, però c’è gente che ad esempio porta tantissimo budget e sta in pista tutte le settimane… Loro non riesci a volte a batterli, magari hai lo stesso talento e la stessa bravura, ma se sono in pista ogni settimana, fa tanta differenza.
Lì in Giappone, essendo professionisti, loro decidono quanto puoi andare in pista e di solito è quasi uguale per tutti ed anche lì il livello è comunque molto alto, perché bisogna considerare che vai lì e corri contro persone che conoscono solo quelle piste lì, quelle macchine lì, tutte le persone… Loro escono e in un giro ti fanno il giro veloce senza problemi, perché hanno tutto la conoscenza della macchina e della pista. Perciò il livello è molto alto.
Negli ultimi anni molto piloti europei e italiani si sono orientati anche verso il GT Asia, pensiamo a liberati o Picariello. Tu cosa ne pensi? Ti piacerebbe provarlo?
Si, in Asia ci sono delle belle piste. In Giappone c’è Suzuka, Fuji, Motegi, poi c’è la Malesia, c’è anche la Cina… Ci sono delle piste molto, molto belle. E’ sicuramente una categoria che mi piacerebbe fare… Dipende sempre se sei un professionista e corri per una casa costruttrice… Sarei disposto a fare qualsiasi gara per loro. Pur di correre tutte le settimane sono disposto a fare tutto. E’ un campionato che mi piacerebbe fare.
Qual è la tua pista preferita in Europa e in Giappone? Che differenze hai riscontrato in termini di circuiti, considerando che hai corso su alcuni di quelli storici?
Molti non si rendono conto, ma Suzuka è una bellissima pista: c’è di tutto, il veloce, il lento, il panorama, com’è fatta la pista, dove è situata… è veramente bella!
Spa è un’altra molto bella, anche se il clima va un po’ contro, ma come pista è un’altra delle Top. Quindi Suzuka e Spa, poi c’è anche Imola, che da guidare è anche bellissima. Da correre è un po’ stretta, un po’ difficile, ma da guidare è veramente bella Imola!
Ora sei tornato in Europa e quest'anno per la prima volta gareggi in un campionato a ruote coperte. Com'è stato il passaggio dalle monoposto? Come ti sei trovato?
Il piano non era correre in GT, ma continuare in Giappone: avevamo quasi tutto lì, poi purtroppo è saltato tutto all’ultimo. Però mi sono trovato subito molto bene: prima di Misano non ho fatto test, quindi sono arrivato lì che conoscevo pochissimo la macchina. Ho fatto una mezza giornata perché poi pioveva.
Sull’asciutto non avevo mai guidato, quindi mi sono ritrovato un po’ a scoprire tutto nelle prove libere. Poi condividendo la macchina, hai un po’ di meno di tempo in pista, quindi è più difficile, però mi sono trovato veramente subito bene in GT.
Chi viene dalle formule, passare al GT devo dire che mi sono trovato bene: alcuni dicono di no, altri dicono di si. Lo stile di guida è molto diverso. Io mi sono trovato bene sia con i freni, con la vettura, con il peso. Ciò che cambia maggiormente è il peso, perché pesa quasi il doppio rispetto ad una formula, però per il resto è una macchina da corsa normale.
Ho adottato il mio stile di guida, però devo dire che sono rimasto molto soddisfatto del risultato che ho ottenuto io personalmente a Misano: sia della qualifica che dei miei stint in gara. Ovviamente, riguardando i video, ho visto che ho tantissimo ancora da migliorare.
Era il primo…
Come prima gara posso essere molto contento.
È cambiata la tua preparazione?
Non sono riuscito a prepararmi bene, perché è arrivato un po’ all’ultimo, però ero già pronto fisicamente: mi alleno sempre, quasi ogni giorno, per essere pronto a qualsiasi chiamata o opportunità. Fisicamente non ho avuto problemi: le GT fisicamente non sono difficilissime.
L’unico aspetto, magari è il calore d’estate all’interno della vettura. C’è comunque l’aria condizionata, non lo sapevo!
Davvero?
Si, c’è un po’ d’aria, ma secondo me d’estate nemmeno la senti.
Vi aiuta anche il fatto che potete bere…
Nelle gare Sprint no, nelle gare Endurance penso di si, però bisogna capire anche quanto è calda quell’acqua (sorride).
Mi hai spiazzato parlando dell’aria condizionata: non incide anche sui livelli di consumo della vettura?
No, è una piccola ventola situata all’interno: all’inizio mi dava un po’ fastidio, perché non ero abituato ad averla, siccome avevo la visiera aperta… Non ero abituato e mi dava fastidio. Quindi volevo chiuderla, ma non riuscivo. Più che altro, il mio compagno diceva di averne bisogno… Non faceva ancora caldo, per ora non ne avevo bisogno, poi magari d’estate si.
Il tuo co-equiper è Thomas Biagi. Quanto è importante avere al tuo fianco un pilota esperto come lui?
E’ stato bello, mi ha trasmesso un sacco di cose. Lui ha tantissima esperienza: è difficile adesso imparare qualcosa da lui, ma ha esperienza. Sicuramente posso imparare molto: lui ha corso per 30 anni, ha corso più lui in una carriera sportiva di quanti anni ho io anagraficamente.
Il tuo debutto alla guida di una vettura GT è avvenuto a Misano. Quali sensazioni hai avuto? Come lo valuti?
La prima gara è andata così, così. Sia io che lui non abbiamo avuto test, quindi magari io ero un po’ più pronto, anche se l’ultima volta che ho guidato una macchina prima di Misano, era novembre. Quindi anche per me è stato un po’ difficile ritornare su una vettura, però la cosa che manca a tutti e due sono i km per adesso.
C’è una tappa di questo campionato che aspetti con ansia, che non vedi l’ora di correre?
Sinceramente, correre a Imola, Mugello e Monza sono… Non so, ho l’imbarazzo della scelta! Forse il Mugello, perché è quella dove non ho mai corso, non la conosco. Ci ho girato una volta, un giorno solo e quel giorno è stato veramente bello!
Quindi forse Mugello, ma Imola e Monza sono molto belle, quindi non vedo l’ora di farle tutte e tre!
E poi sono tutte diverse…
Si, sono tutte diverse: Imola è stretta e ha molte curve, Mugello è lunga con curve veloci, Monza invece è più dritto con frenate forti, quindi sono tutte e tre diverse, però tutte e tre bellissime.
Anche se l’impegno in GT è arrivato all’ultimo, ti sei posto degli obbiettivi per quest'anno?
Si! Ora che ho visto che il passo è buono, voglio stare sempre nei primi 5 ed avere il passo dei primi e imparare il più possibile, però cerco di farmi notare e di trovare un aiuto anche per diventare professionista, perché il budget, se vuoi correre nei campionati grandi è altissimo e non abbiamo questa disponibilità.
Quindi cerco di trovare una mano, di farmi notare. Ogni volta non ho quasi mai trovato un sedile pronto, ho sempre dovuto “fare un provino”, per verificare a che punto fossi. E anche qui il giorno che abbiamo fatto di prove sull’acqua, sono andato subito molto bene e mi sono guadagnato questo sedile.
Non so quanti me ne possa procurare e quanto ancora possa andare avanti senza il supporto di una casa costruttrice o di qualcuno, quindi sicuramente il mio obbiettivo è vincere e stare sempre nella Top5, poi come ho detto, ho visto che il passo ce l’ho, devo solo imparare quelle piccole cose che mi mancano di esperienza ed ancora un po’ di guida, però secondo me l’obbiettivo è più che realistico e posso raggiungere con impegno e la costanza.
In questo momento tu pensi di concentrarti sul campionato italiano, oppure ti piacerebbe in contemporanea fare qualche wild card in gt all'estero per aumentare la tua esperienza?
Guarda, fosse per me le correrei tutte quante, sarei in pista ogni fine settimana, quindi non dipende da me, però vediamo come va… Dopo Imola saremo due mesi fermi, quindi spero di trovare o dei test oppure un campionato che posso fare per rimanere in forma.
Chi fa la Sprint nel campionato, fanno quasi tutti anche l’Endurance. Io rimarrei l’unico a non fare niente. Chi fa solo la Sprint, come quelli di BMW, fanno anche altri campionati, quindi anche su questo aspetto vediamo cosa possiamo fare. Ovviamente l’obbiettivo è rimanere sempre in pista e fare più km possibili, però questo non dipende da me, purtroppo.
Dove ti vedi invece tra qualche anno?
Mi piacerebbe fare il WEC con le Hypercar, che sia con Toyota, Ferrari o Porsche… sarebbe bellissimo! Poi anche la Super Formula: disputare il doppio campionato, sia WEC che Super Formula sarebbe un sogno!
Sarebbe il massimo, perché sarei sia in Giappone, che in Europa, quindi avrei l’opportunità di correre in due campionati di altissimo livello, con due macchine bellissime! L’obbiettivo è quello lì!
Oggi il WEC è in espansione e la Super Formula, per esempio Red Bull manda lì i propri giovani
Esatto! Si e poi la Super Formula è una vettura che se sai guidare quella, sa guidare qualsiasi macchina. Soprattutto sui circuiti giapponesi, sono difficili alcuni: specialmente quelli più piccolini sono più difficili e non hai margine di errore, quindi se sai guidare bene la Super Formula, puoi guidare qualsiasi cosa.
Sicuramente correre in Super Formula sarebbe perfetto.
Hai un sogno nel cassetto? Che sia una gara a cui vuoi partecipare, qualcosa legato al futuro...
Difficile non dire la Formula 1, ovviamente quello è il sogno di tutti, però mi rendo conto che è sempre più difficile arrivarci. Se no, correre nelle grandi 24 h: Le Mans, Daytona o Spa e vincerle, sarebbe un obbiettivo e un sogno che penso sia possibile realizzare.
Si, correre nel Campionato del Mondo Endurance, o nei campionati del mondo GT o comunque nei campionati alti in GT ed essere riconosciuto dalle grandi case costruttrici sicuramente è un sogno
Hai un ricordo legato alla pista del cuore
Sicuramente Fuji, l’anno scorso è stato veramente un bel colpo, perché io nelle prove libere mi ero fatto male e non sono riuscito a provare bene. Poi in qualifica ho fatto la pole position e ho vinto la gara e quello è un ricordo che mi porterò sempre con me. Specialmente dal periodo difficile che ho avuto prima e specialmente nel 2022, dove è stato un anno veramente difficile, quindi sicuramente è un ricordo che porto.
La F4 negli Emirati Arabi è stata… l’ultima gara è stata veramente bella: a volte mi viene in mente com’ero in macchina ed alla fine per un punto abbiamo vinto il campionato. Quel mese e mezzo lì è stata forse l’esperienza più bella!
Eravamo in un appartamento in sette: a cucinare la sera c’era gran fumo dappertutto. Mi ricordo una volta mio papà aveva messo i pantaloni già piegati nella lavatrice: ci siamo divertiti un sacco ed è sicuramente qualcosa che porto nel cuore
Continuo a vedere dietro di te la sagoma dell’autodromo…
(Enzo si gira e prende la coppa dietro di sé, ndr) Questa è dell’EuroFormula di Monza 2021. Una gara dove diluviava e non so perché ci hanno fatto correre… Abbiamo rischiato la vita 10 volte al giro, però è stato bello e siamo saliti sul podio alla fine.
Si, perché poi dici “Ce l’ho fatta!”
Si, si, era la prima volta che non vedevo l’ora che la gara finisse. Anche perché a 200 all’ora a Monza, senza vedere i cartelli, senza nemmeno vedere 10 metri avanti, è stata traumatica.
Ultima domanda: hai un aneddoto simpatico, divertente da condividere con noi?
Sono stati tempi molto difficili quelli dei go-kart, agli inizi che veniva sempre mio nonno e il motorista di mio padre addirittura: loro cucinavano sempre in pista, perché a mio nonno piace molto cucinare. Allora si portava sempre la piastra e un fornello nel furgone, per cucinare.
Una volta, a Siena, avevamo invitato gran parte del paddock a mangiare e poi alla sera avevamo portato gli arrosticini, un piatto tipico delle mie parti e la sera ci siamo messi li a grigliare…
Una volta mi ricordo c’era il motorista con lo scolapasta e mio nonno è arrivato con la pentola bollente piena d’acqua e pasta, per sbaglio è inciampato un po’ e gli è partita tutta quanta ed è andata addosso alle mani del motorista e quindi si è bruciato tutto ed è stato bellissimo.
E poi dormivano anche assieme, solo che mio nonno dorme sempre con le coperte fin dietro al collo e l’atro senza coperte e quindi ogni sera era un litigio continuo. Sono dei ricordi bellissimi!
Diciamo che sono anche queste cose “dietro le quinte”, che rendono bello il motorsport…
Si, poi da bambini andavamo sempre io, Andrea Kimi a giocare a calcio, veniva anche Gabriele a volte... Eravamo sempre insieme, finite le prove a giocare a calcio… Facevamo le porte, passavamo tutto il tempo a giocare lì… Sono ricordi bellissimi
Poi quando si è più piccoli, si vede magari meno la rivalità in pista…
Da piccoli lo fai più per gioco, poi andando avanti diventa più serio. Io verso la fine della mia carriera kartistica, stavo sempre ai box, ognuno stava sempre vicino al proprio go-kart. Quando hai 12 anni lo fai per divertirti, non puoi mettere troppo stress ad un bambino di 13 anni, se no gli fai passare anche la voglia… Invece noi stavamo sempre lì a giocare fino a tarda sera.
Ti ringraziamo per questa bella chiacchierata insieme, Enzo e magari ci sentiamo a fine stagione, così ci porti qualche coppa!
Grazie a voi. Vediamo, certo!
Non possiamo che fare un grande in bocca al lupo a Enzo per questa stagione, con l’augurio che riesca ad ottenere ottimi risultati. Uno slancio verso un futuro importante, magari togliendosi qualche sassolino dalla scarpa.
L’intervista è visibile integralmente qui.
Intervista a cura di:
Anna Botton e Giulia Scalerandi - Articolo di Anna Botton