INTERVISTA | Mattia Drudi, vincitore della 24 Ore di Spa 2024
Le parole di Mattia: "Eravamo convinti di terminare secondi. E' un'emozione incredibile, la 24 ore di Spa è la mia vittoria più bella"
Credit: GTWCEU
Abbiamo avuto il piacere di fare due chiacchiere con Mattia Drudi, pilota italiano di GT World Challenge Europe, reduce da una fantastica (ed anche un po’ fortunata) vittoria della 24 ore di Spa, insieme a Nicki Thiim e Marco Sorensen,
Tantissimi sono stati gli argomenti toccati insieme, in questa lunga e bella chiacchierata con il driver di Rimini. Qui sotto la prima parte relativa al mondo al suo ultimo successo e al mondo Endurance.
Ciao Mattia, data la tua recente vittoria alla 24 ore di Spa, ti chiedo subito cosa è significato per te conquistare una gara così di rilievo.
Sicuramente è una grandissima emozione. Alla fine, è la gara più importante della stagione in GT e vincerla è sempre bellissimo. Poi farlo nell’edizione del centenario, amplifica le emozioni.
E’ una vittoria arrivata negli ultimi cinquanta minuti, dopo il problema che ha avuto la Ferrari all’ultimo pit stop. E’ stato molto bello, perché ormai eravamo convinti di arrivare secondi, poiché la Ferrari aveva un margine abbastanza sicuro… anche se nell’Endurance, come si è visto, finché non si taglia il traguardo, la gara non è finita.
Era sicuramente nella lista di gare che avrei voluto vincere ad ogni costo ed è arrivata al primo anno con Aston Martin, con la nuova Vantage, dopo 76 anni dalla prima ed ultima vittoria di Aston Martin… E 40, mi sembra, dall’ultima di un marchio inglese, quindi è sicuramente stato molto bello!
E’ un grande orgoglio che porti addosso…
Si, anche perché è una cosa che ti rimane per sempre: saremo per sempre vincitori di Spa, soprattutto della centesima edizione, come ho detto prima. Quindi è tanta roba, come si suol dire.
Te l’aspettavi, di arrivare a Spa per il weekend di gara e poi vincere?
Bè, aspettarsi di vincere una gara così è sempre molto difficile, perché in una 24 ore può succedere veramente di tutto e fino all’ultimo giro non sai cosa può succedere. Però sapevamo di esserci preparati bene prima della gara, nei test invernali…
Nella prima gara d’Endurance, al Paul Ricard, ci siamo preparati molto bene: l’obbiettivo principale della stagione era sicuramente cercare di essere in lizza per vincere la 24 ore ed il risultato è arrivato.
Poi adesso siamo anche primi nel campionato Endurance del GT World Challenge, quindi dobbiamo continuare a far bene nelle prossime 3 gare, però dire che ce lo aspettavamo direi di no. Eravamo convinti di poter fare bene e dire la nostra.
A una gara così importante come una 24 ore, quanto tempo gli si dedica?
Il focus principale è in quella settimana… Poi è stata una 7 giorni lunga, perché hanno aggiunto dei test il martedì pomeriggio, poiché la pista è stata parzialmente riasfaltata.
Quindi i due giorni di test che abbiamo avuto a maggio, mi sembra, sono serviti si e no, perché la pista aveva un grip completamente diverso ed anche il bilanciamento della macchina era diverso da quello avevamo sperimentato ai test.
Ci si prepara nelle gare precedenti, si ha un’idea di quanto una macchina consumi le gomme: più o meno la finestra del set up è quella. Quando si ha una base, non ci si muove mai troppo da una gara all’altra.
Ovviamente si fanno piccoli cambiamenti per adattarsi al meglio ad ogni pista, però una volta che si trova la base del set up, è simile di gara in gara. Poi ovviamente il lavoro principale si fa durante la settimana di gara, che è compatta alla fine, poiché sei lì una settimana, ma si fa tutto principalmente il giovedì tra prove libere, pre qualifiche e qualifiche.
Al venerdì c’è solo la Super Pole ed il warm up, dove si non si prova niente. Quindi è un lavoro di diversi mesi, però si concentra tutto nella settimana della gara.
C’è stato qualche momento o decisione, che a saperlo, hai pensato che avresti dovuto fare diversamente? Oppure sei stato soddisfatto di ciò che è stato fatto?
Alla fine abbiamo vinto, quindi sicuramente siamo soddisfatti. E’ stata una gara pulita, dove non abbiamo avuto nessun contatto, nessuna penalità per i track limit, perché è stato anche uno dei focus della gara: a Spa negli ultimi anni è diventato sempre più semplice prendere gli stop&go per i track limit, dove sono molto severi e in GT, con il traffico, è anche molto facile uscire dai limiti della pista.
Noi siamo stati sicuri sia in quello, che nei doppiaggi e nei vari contatti. Abbiamo soltanto sbagliato, o meglio, siamo stati sfortunati con una chiamata con le gomme, durante la notte, mentre guidavo: dopo la pioggia, con la SC, si era asciugata la pista e siamo passati durante un FCY alle slick e un paio di giri ha iniziato nuovamente a piovere e abbiamo perso molto terreno, ma siamo riusciti a recuperarlo.
Quella è stata l’unica cosa non ideale della gara, però in una gara così lunga può succedere alla fine… Siamo riusciti a recuperare bene, quindi in generale è stata una gara molto pulita e senza alcun intoppo.
Condividi la macchina con i tuoi compagni, ciò significa che ci si deve adattare un po’ alle specifiche degli altri e bisogna fare una vettura che vada bene per tutti e tre: può essere non facile adattarsi…
Nell’Endurance succede sempre così: direi quasi un punto critico, ma è comunque qualcosa di cui va sempre tenuto conto. Onestamente con Marco e Nicki ci siamo trovati molto bene da subito: loro ovviamente sono molto amici e corrono insieme da un sacco di anni nel WEC e con le GTE. Sono io il nuovo arrivato.
Ci siamo trovati molto bene, anche in termini di stile di guida, abbiamo avuto gli stessi feedback, perciò siamo stati fortunati. Mi ricordo in Audi, negli anni precedenti, c’era qualcuno che aveva uno stile di guida un po’ diverso, quindi andava fatto un compromesso fra tutti e tre: magari non è l’ideale per nessuno dei tre, ma si fa una media.
Nelle gare così lunghe dove si divide la macchina, è importante che tutti e tre i piloti dell’equipaggio si sentano a proprio agio guidando la vettura.
Come hai detto prima, questo è il tuo primo anno in Aston Martin: come è nato l’accordo con la casa britannica?
E’ nato l’anno scorso quando a luglio, lo scorso anno, è arrivato l’annuncio di Audi che chiudeva il programma GT. Dopo poco, circa una settimana dopo, mi hanno contattato e ci siamo sentiti via e-mail e telefonicamente: sono discorsi che proseguono per diversi mesi, con varie discussioni…
Il progetto mi interessava molto, erano molto concentrati nel tornare competitivi in GT3, dove sono stati un po’ assenti negli ultimi anni, anche sotto il punto di vista della quantità di vetture.
Loro sono sempre andati forte anche in IMSA, ma magari in Europa non avevano così tante macchine, tantissimi team… Il progetto è quello di avere sempre più vetture e sempre più piloti, e già quest’anno si sono ampliati tanto rispetto agli altri anni.
La nuova Vantage è una auto molto competitiva, fatta molto bene: si è visto fin da subito. Una vettura appena nata e siamo riusciti a vincere a Spa, poi ha vinto in IMSA, ha fatto seconda, mi sembra ieri nella Le Mans Series ad Imola…
Perciò è un progetto che mi è interessato sin da subito, poi c’era in prospettiva l’Hypercar che stava arrivando. Ci siamo messi d’accordo verso novembre, però le discussioni sono nate subito a metà estate, quando è uscita la notizia di Audi, che si concentrava principalmente sulla Formula 1.
Hai citato la differenza fra Audi ed Aston Martin, ma qual è la differenza più grande fra le due vetture?
Come concezione di auto, sono completamente opposte. Aston ha il motore anteriore, Turbo: ho trovato una macchina molto bilanciata, con molto carico aerodinamico, quindi nelle piste veloci come può essere Spa, o in generale nelle curve ad alta velocità, è una vettura molto facile da guidare. In termini di DNA è una vettura un pelo più sottosterzante.
Audi invece è sempre stata una macchina un po’ più aggressiva da guidare, quindi in ingresso di curva c’è sempre un po’ di sovrasterzo: una macchina un po’ meno intuitiva, che andava capita.
Con Aston Martin invece mi sono trovato subito bene. Anche per i piloti Gentleman o Silver o piloti nuovi, mi sembra che sia una macchina molto facile, perché vedo altri piloti adattarsi molto velocemente, quindi è una vettura veloce, ma anche abbastanza facile da guidare ed intuitiva.
Mentre per quanto riguarda Audi, era necessaria più esperienza: si guidava bene, ma andava capita di più e ci è voluto un attimo di tempo per arrivare a livelli competitivi.
Quali sono i tuoi obbiettivi quest’anno? In generale a livello di campionato.
Ora siamo primi nel campionato Endurance dopo Spa, ancora manca più di metà campionato, perché mancano ancora 3 gare. La maggior parte dei punti si prende a Spa, quindi adesso siamo davanti.
Nell’Endurance il nostro obbiettivo è vincerlo o arrivare tra i primi 3: ci siamo dimostrati competitivi, quindi cerchiamo di mantenerci così fino a fine anno.
L’anno prossimo debutterà nel FIA WEC, l’Aston Martin: la tua ambizione è quella di arrivare lì?
Non è un segreto che prima o poi vorrei cercare di arrivare in Hypercar. Quando ero in Audi, avevo iniziato a lavorare al simulatore già con LMDH che sarebbe dovuta nascere, poi purtroppo il programma si è chiuso prima che iniziasse.
Quindi adesso mi piacerebbe molto avere un’altra possibilità di arrivare in Hypercar. Con Aston Martin sarebbe molto bello, ma ovviamente non è facile arrivare in quella categoria lì, però è sicuramente tra le mie ambizioni future.
Nel corso della tua carriera hai avuto tante soddisfazioni, ma qual è la vittoria del cuore?
Dopo il weekend passato, direi Spa! Ero andato vicino a vincerlo nel 2020, quando siamo arrivati secondi con Audi per soli 4/5 secondi dai vincitori, perciò era stata veramente combattuta fino all’ultimo.
Come ho detto prima, vincerla nell’edizione del centenario, al primo anno con Aston Martin, con una vettura nuova e due piloti come Nicki e Marco… Sicuramente è la vittoria più bella fino ad oggi nella mia carriera, anche per come è arrivata: all’ultimo.
Dal mio punto di vista, poi abbiamo fatto una gara perfetta, più di così non potevamo fare. La Ferrari ne aveva un pelo di più; alla fine, come ho detto prima, nelle gare di Endurance, finchè non si taglia il traguardo non è finita.
Può succedere di tutto e vincere questa gara alla fine, è la gara GT più importante che c’è nel calendario e vincerla è una grandissima emozione e mi rimarrà per sempre dentro.
Quanto è difficile preparare una gara di 24 ore, rispetto a prepararne una da 3, 4, 6 o 12 ore come possono essere nell’ELMS o nel WEC?
Sicuramente durante l’inverno bisogna allenarsi fisicamente. Sia fisicamente, che mentalmente Spa è tra le più dure, perché ci sono quasi 70 macchine della stessa categoria, quindi più o meno sono tutti allo stesso ritmo, magari una differenza di qualche secondo.
Con tutte le FCY e Safety Car, la gara Endurance è come se fosse una Sprint di 24 ore, quindi quando sei in macchina non è che hai stint, dove puoi permetterti di rilassarti. Bisogna sempre spingere al 100% fin dal primo minuto all’ultimo, dopo 24 ore.
Poi bisogna sempre stare attenti, perchè a Spa ci sono sempre un sacco di contatti e anche per quanto riguarda i track limit, non è sempre facile restare all’interno delle linee bianche.
Poi le condizioni meteo cambiano in continuazione: quest’anno abbiamo avuto asciutto-bagnato e poi bagnato-asciutto fino alle 6/7 del mattino. Anche più tardi, non mi ricordo…
Quindi bisogna rimanere concentrati, ovviamente c’è poco tempo per riposarsi: io ho dormito si e no 40/50 minuti in tutta la gara, la notte. Tempo che scendi, ti cambi, parli con gli ingegneri, magari scende un attimo l’adrenalina e passa un po’ di tempo…
Prima di salire in macchina, devi essere pronto almeno un’ora/un’ora e mezza prima, perciò il tempo per riposarsi è poco. Bisogna essere sicuramente allenati fisicamente e meno fatica fai a livello fisico, più è facile arrivare a fine gara con il “debito” di fatica.
Mentalmente devi rimanere lì fino alla fine: quando sei fuori dalla macchina, cerchi di staccarti un po’, di non stare sempre a seguire la gara, se no fai anche molta più fatica mentalmente. Cerchi di pensare ad altro, rilassarti. E’ una gara dura, soprattutto Spa, con così tante macchine e tante variabili, è tra le più difficili secondo me.
Per gare come le 24 ore, dove ci sono piloti e vetture che fanno quella gara, non partecipando al campionato, non c’è un limite di vetture che possono prendere parte alla corsa?
Per esempio il limite a Le Mans penso sia il numero dei box. A Spa, penso sia lo stesso, o comunque c’è un massimo di capacità della pista. Poi dipende sempre dal campionato.
Le Mans sono sicuro che sia il numero dei box. Tanto alla fine se non ci stai nei box, non ti possono far correre. Però non so se c’è un limite nel numero delle iscrizioni. A Spa, più di 67/68 macchine non siamo mai stati, quindi il limite è più o meno sempre quello.
Tu hai anche partecipato alla 24h del Nurburgring, ma quale 24 ore ritieni più difficile a livello di memoria della pista.
A livello di memoria della pista, il Nurburgring ha molte più curve ed è lunga, ma se la conosci bene è una pista come le altre. Il Nurburgring secondo me è più difficile mentalmente, perché ci sono più variabili rispetto a Spa: il motivo è che corri con macchine più lente, di categorie diverse, quindi ci sono anche i doppiaggi di vetture più piccole con differenze di velocità molto ampie.
Ci sono vetture come TCR o GT4, oppure vetture ancora più piccole che vanno molto più lentamente rispetto alle GT3 e quindi devi essere sempre concentrato sui doppiaggi…
Come la Dacia…
Si, esatto. Anche macchine Serie 1, Serie 3… Insomma molto piccole rispetto alle nostre. Quindi se tu guardi al Nurburgring, è ancora di più una “gara di sopravvivenza”: molti vengono eliminati da errori e contatti vari e nelle ultime 3/4 ore si capisce, a parte quando ci sono le bandiere rosse tutta la notte ovviamente.
Quest’anno è stata un po’ più corta…
Eh si… Fin quando la gara dura 24 ore, fino al mattino si cerca di sopravvivere e poi si capisce dove si è . Questo vale anche per Spa, dove di solito fino al mattino si cerca di essere lì nel gruppo dei primi e poi si dà tutto quel che si ha per cercare di andare davanti.
Quindi il Nurburgring è più difficile mentalmente, mentre Spa un po’ più fisicamente, perché devi spingere sempre al 1000 per 1000. In Germania spingi, ma devi stare attento con i doppiaggi, poi magari con la pista così lunga con l’asciutto da un lato e il circuito bagnato dell’altro e poi la nebbia eccetera…
Fisicamente non è difficilissima, perché ci sono molti rettilinei, curve veloci, poche frenate forti… Fisicamente è più tosta Spa, sicuramente!
A cura di:
Giulia Scalerandi & Dennis Mattetti